Io non ho ansia

Non so cosa sia. Vivo affrontando una cosa alla volta, senza troppe fantasie sul futuro. Quando immagino il futuro le storie prendono la forma dei sogni.

Perciò quando qualcuno mi dice che è in ansia perché deve prendere un treno, faccio fatica a capire. La prima reazione è “ma dai, ma cosa vuoi mai che sia? Hai paura di perderti?”

Allora si prova di spiegarmi che l’ansia è qualcosa che non ha deciso di avere, che le è capitata, ma che le impedisce di vivere una vita come gli altri. E, anzi, è lei che non capisce come possano tutti gli altri non preoccuparsi, fino a dirmi “ma come fai a vivere così? Senza una preoccupazione, un pensiero…. tu vai e basta. Ma come si fa?”

E io allora a dirle che non è che non ho preoccupazioni. C’è una guerra adesso, ci sono milioni di profughi, che si aggiungono a quelli di prima; i prezzi di tutto stanno salendo e non riesco più a guardare la tv per non vedere il dolore e la sofferenza. Ma ancora, tutto questo, non è ansia, non mi mette ansia.

Tristezza, a volte rabbia, ma non ansia.

E mentre parlo vedo che l’altra che mi sta ascoltando cambia espressione, un po’ si incupisce, un po’ sbarra l’occhio. Mi dice che ha una pressione al petto e ha paura di ammalarsi. E allora, capisco, forse, per la prima volta quello che non avevo ancora capito.

Che l’ansia non è una malattia.

L’ansia è amore per la vita.

Ma un amore che non riesce a darsi confini, che ti fa sentire male dappertutto e ti fa preoccupare per quel male, perché se ti succede qualcosa non potrai più amare. Se ti succede qualcosa non potrai più abbracciare i tuoi figli, il tuo partner, le persone care; non potrai più annusare l’aria del tuo mare, i profumi dei tuoi piatti preferiti; gustare un buon vino, ridere con gli amici e tenere in braccio un neonato.

E capisco che se una persona pensa di dover rinunciare a tutto questo… bè deve avere ansia, perché se non avesse ansia allora resterebbe solo una profonda angoscia e tristezza.

L’ansia, invece, ti tiene, paradossalmente, viva.

Ti fa sentire, costantemente, che ci sei, che sei presente, e lei con te. E allora chiedo: ma se tu provassi a trattarla come un’amica un po’ invadente, invece che come una disgrazia da evitare o, meglio ancora, da distruggere?

Lei mi guarda in modo che non capisco se è di commiserazione o di meraviglia. E penso: adesso mi manda a quel paese…. E invece……

“Sai che non ci avevo mai pensato? Ma dici che se smetto di incazzarmi con la mia ansia poi sto meglio? E come si fa?”

Le racconto allora di una persona che ho conosciuto, che ha cominciato a fare pace con i suoi pensieri ansiosi. Che ha deciso che la sua vita era preziosa e che nonostante l’ansia non si sarebbe più impedita di viverla fino in fondo. Che si è guardata dentro, è diventata più consapevole di sé, ha iniziato a volersi sempre più bene, a rispettare sé stessa e a praticare Mindfulness ogni santo giorno, senza scuse.

“Si va bene, ma non è uno stress pazzesco dover continuamente controllare la tua ansia? Io di stress ne ho già abbastanza non posso aggiungerci anche questo”

Ma è proprio questo il punto, le dico: smettere di controllare.

Abbandonare ogni pretesa di controllare ansia, stress, corpo, emozioni, pensieri …. perché non è con il controllo che miglioriamo la nostra vita. Con il controllo, semmai, la vita la restringiamo dentro a gabbie che ci siamo costruiti da soli. È mettere la tua vita in “una prigione che hai chiuso a chiave tu”(*).

Abbandonare il controllo.

Queste parole generano pensieri contrastanti: ma figurati, è impossibile; ma se lo faccio poi la mia vita va a sfasciarsi; se non controllo io, mi controllano gli altri!

Niente di tutto questo è vero. Tutto questo è “solo” paura. Ma qui sta la nostra scelta: continuare a controllare per paura, oppure abbandonarsi alla vita che scorre libera.

Affidarsi alla meraviglia di ogni singolo attimo, ogni singolo atto compiuto o anche solo pensato. Imparando a fidarsi del proprio corpo, delle proprie emozioni ed aiutando i pensieri a lasciar scorrere. Invece che a governarci, limitarci, danneggiarci.

Lasciare andare i pensieri, riconoscere e accettare i segnali del corpo, ridefinirne il senso.

Riscoprire che quel grande amore per la vita, può ancora essere il mio motore di azione e non la mia prigione di paura.

“Me lo dicevi anche tu: la vita va vissuta e invece io la penso”(*)

(*) Brunori Sas – La vita pensata – da “A casa tutti bene” – 2017

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